Ricordiamo il martirio di don Giovanni Minzoni per difendere i valori educativi dello scautismo

Novantacinque anni fa, il 23 agosto del 1923, ad Argenta (FE) veniva assassinato dai fascisti don Giovanni Minzoni perché aveva fondato due Riparti di esploratori, nonostante fosse stato diffidato pubblicamente dai responsabili locali del partito fascista.

Ricordare ancora oggi il martirio di Don Minzoni significa cogliere l’attualità del suo messaggio pastorale anche per il nostro tempo, nettamente molto diverso ma purtroppo ancora percorso da ingiustizie, egoismo, mancanza di valori e disimpegno politico ai vari livelli.

Di ritorno dal fronte dove, come cappellano militare si era guadagnato anche una medaglia d’argento per una brillante azione, si accorge dello sbandamento dei giovani e dei gravi problemi in cui versa la società del dopoguerra: la corruzione della gioventù, la crisi degli ideali e dei valori tradizionali, il decadimento della famiglia, il disamore per il lavoro.

D’altra parte la sua personalità lo rendeva per niente ricettivo alla vuota retorica fascista, che egli metteva facilmente a nudo riscoprendone tutta l’inconsistenza e, peggio, l’aspetto diseducativo e cerco’ di reagire con tutte le sue forze, organizzando nella sua parrocchia di Argenta, le più diverse iniziative – dalle attività sportive alla scuola di lavoro, dalla filodrammatica ai giovani esploratori – che potevano risvegliare nei giovani l’interesse per la vita, la fiducia in se stessi e, soprattutto, la formazione di coscienze libere.

Purtroppo, come sappiamo l’arciprete di Argenta, non riusciì a stare vicino ai suoi scouts per lungo tempo, perché fu barbaramente assassinato dai fascisti il 23 agosto 1923, poche settimane dopo la cerimonia pubblica di inaugurazione dei Riparti, avvenuta l’8 del mese precedente. La sua azione pastorale di educazione delle coscienze faceva così paura al potere politico che fu eliminato tempestivamente e con lui il suo progetto educativo, prima che potesse dare i frutti sperati.

Il seme ormai era stato gettato e il sacrificio di don Giovanni fu di esempio e di sostegno ai tanti capi che, dopo la caduta del fascismo, ricostruirono in Italia lo scautismo che crebbe più numeroso e forte di prima, continuando a svolgere, ancora oggi, lo stesso compito di educare dei buoni cittadini, liberi nel pensare e nell’agire.

Il 23 agosto di ogni anno viene commemorato il suo martirio con due cerimonie, a Ravenna, sua città natale, e ad Argenta, con la partecipazione di autorità religiose, civili, militari e capi dell’Agesci.

Vittorio Pranzini

 

 

Biografia Don Minzoni

Ravenna 1885-Argenta (FE) 1923

Sacerdote della Chiesa ravennate, come cappellano militare, durante la Grande Guerra, si guadagnò una medaglia d’argento sul Piave. Parroco ad Argenta fu animatore di vari movimenti cattolici, fra cui gli esploratori con due Reparti dell’ASCI con oltre 70 iscritti. Inviso per queste sue iniziative a favore dei giovani, che disertavano i circoli fascisti, fu più volte minacciato dalle autorità locali, fino ad essere ucciso a bastonate da alcuni squadristi, la sera del 23 agosto 1923, mentre tornava in canonica. La sua tomba sormontata dal giglio, si trova nella sua chiesa di Argenta, sempre circondata da moltissimi fazzolettoni colorati lasciati da tanti scout, che la visitano.

“Assassini, nemici di Dio e della Patria” – da l’Esploratore, Bollettino ufficiale dell’ASCI, n. 17, del 7 settembre 1923

Don Giovanni Minzoni Arciprete di Argenta, tenente del R.Esercito, medaglia d’argento, fondatore dell’A.S.C.I. in Argenta – malgrado le furiose minacce degli incoscienti e torbidi avversari, indegni degli ideali di cui si proclamavano difensori – colpevole solo di voler perseverare nella santa missione della nostra opera di educatori – la sera di Giovedì 23 agosto – cadeva ucciso a mazzate nella pubblica via dagli efferati sicari dei nemici di Dio e della Patria”. Insistiamo nel dichiarare nemici nonché di Dio, della Patria gli assassini del nobilissimo Sacerdote, tali riconoscendo anche il Governo ed il partito al quale volevano appartenere.(…)

Alla dolente madre inchiniamo riverenti, o Esploratori, le nostre bandiere, le nostre fiamme, le nostre fronti. E’ lei, che ci educò un cuore così grande.

Perché è bene ricordare che don Giovanni Minzoni non fu la vittima inconscia della furia improvvisa, ma del calcolato odio, che sin dal primo giorno di vita dei nostri Riparti d’Argenta gli aveva dichiarato guerra e fatto intorno tempesta incessante.

Don Minzoni era consapevole della gravità del pericolo che sfidava, nella serena sicurezza del soldato di Cristo. Voi fratelli d’Argenta, che col ricordo della paurosa sera dello scempio, serbate nel cuore il ricordo del suo amore, voi che, come Esploratori, siete di questo cristiano amore purissimo, i figli promettete (…) di conservarvi non indegni dell’altissimo esempio, del sanguinoso sacrificio. (…)

 

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